A 41 anni dalla morte del poeta, rivoluzionario, attivista, politico, eroe greco, Uomo con la u maiuscola, rimane ancora, potente, il ricordo di un uomo che non si è lasciato piegare dal potere, al quale ha inferto, a colpi di coraggio e dignità, una lezione che ancora oggi vive nella coscienza di noi cittadini liberi, liberi nel pensiero anche grazie al contributo e al sacrificio di tanti che si sono spesi per conquistare autonomia e democrazia.
Ufficialmente morto in un misterioso incidente d’auto, da molti considerato una scomparsa voluta, cercata, premeditata e ottenuta. Alekos Panagulis, prima della morte, stava investigando sui rapporti segreti tra alcuni membri del governo democratico e i militari del tempo del regime precedente. Che stesse per portare alla luce fatti molto scottanti e scomodi? Probabile. Panagulis resta un eroe, il simbolo della resistesta ai regimi autoritari, uno con la schiena dritta, idealista, ma determinato a opporsi al regime e alla dittatura. E’ il protagonista del libro di Oriana Fallaci, “Un Uomo”, pubblicato nel 1979, un libro scritto non con semplice inchiostro, ma con il sangue, con rabbia, con testarda lucidità, ripercorrendo tutta la vita di Panagulis fino al giorno della sua morte. Ed è proprio dal giorno del funerale che apre lo scenario ai lettori Oriana Fallaci, descrivendo un popolo che urla, piange, grida e non accetta la morte dell’eroe, un popolo che finalmente ha aperto gli occhi, che è uscito dal torpore e si desta, prende coscienza del sacrificio di Panagulis. Il suo funerale fu una tra le più grandi manifestazioni di popolo della storia greca, circa un milione e mezzo di persone giunse ad Atene a urlare “Zei! Zei! Zei!” (Vive! Vive! Vive!).
La solita tragedia dell’individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti. Eccola, e tu mio unico interlocutore possibile, laggiù sottoterra, mentre l’orologio senza lancette segna il cammino della memoria.
(Prologo di Un Uomo)
Un ruggito di dolore e di rabbia si alzava sulla città, e rintronava incessante, ossessivo, spazzando qualsiasi altro suono, scandendo la grande menzogna. Zi, zi, zi! Vive, vive, vive! Un ruggito che non aveva nulla di umano. Infatti non si alzava da esseri umani, creature con due braccia e due gambe e un pensiero proprio, si alzava da una bestia mostruosa e senza pensiero, la folla, la piovra che a mezzogiorno, incrostata di pugni chiusi, di volti distorti, di bocche contratte, aveva invaso la piazza della cattedrale ortodossa poi allungato i tentacoli nelle strade adiacenti intasandole, sommergendole con l’implacabilità della lava che nel suo straripare divora ogni ostacolo, assordandole con il suo zi, zi, zi. Sottrarsene era illusione.
(Incipit di Un Uomo)
Nessuno di noi dimentica Alekos, nè quello che ha subito durante la prigionia. Rendiamo onore ad un uomo che combattutto per la libertà del suo popolo, contro il regime dei colonelli, contro ogni forma di dittatura e autoritarismo.
Amo tanto l’amore e sono pieno di odio per chi uccide la libertà, per chi l’ha uccisa in Grecia ad esempio. Accidenti, è difficile dire queste cose senza apparire retorici ma… C’è una frase che ricorre spesso nella letteratura greca: «Felice di essere libero e libero di essere felice». Sicché quando un tiranno muore di morte naturale nel suo letto, io… Che vuoi farci? Mi sento travolto dalla rabbia. Travolto dall’odio. Secondo me è un onore per gli italiani che Mussolini abbia fatto la fine che ha fatto ed è una vergogna per i portoghesi che Salazar sia morto nel suo letto. Così come sarà una vergogna, per gli spagnoli, che Franco muoia di vecchiaia. Accidenti! Non si può accettare che un’intera nazione si trasformi in un gregge. E ascolta: io non sogno l’utopia. Lo so bene che la giustizia in assoluto non esiste, non esisterà mai. Però so che esistono paesi dove si applica un processo di giustizia. Quindi ciò che sogno è un paese dove chi è aggredito, insultato, privato dei suoi diritti, può chiedere giustizia a un tribunale. È troppo pretendere? Boh! A me sembra il minimo che possa chiedere un uomo. Ecco perché me la piglio tanto coi vigliacchi che non si ribellano quando i loro diritti fondamentali vengono violati. Sui muri della mia cella avevo scritto: «Odio i tiranni e sono nauseato dai vigliacchi».
(Alekos, in Intervista con la storia, di Oriana Fallaci)