Recensione di “Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana” di Mara Barbuni

Lettori e lettrici de La Parola ai Libri

Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana di Mara Barbuni, edito da flower-ed, è un meraviglioso viaggio in cui ci si sente presi per mano e accompagnati, passo dopo passo, all’interno della vita domestica di una delle epoche più affascinanti della letteratura inglese: l’epoca vittoriana; il tutto grazie alla proficua mole di tratti dipinti dalla decisa mano di Elizabeth Gaskell e ripercorsi da Mara Barbuni. Per leggere la recensione continuate a scorrere l’articolo.

12814337_959333950782562_8721989593760010351_n

L’essenza di una donna è come una grande casa piena di stanze: c’è l’ingresso, che tutti attraversano entrando e uscendo; il salone dove si ricevono le visite formali; il salottino, dove si riuniscono i membri della famiglia; ma oltre, molto oltre, ci sono altre stanze, e le maniglie delle loro porte non si girano mai; nessuno sa come raggiungerle, nessuno sa dove conducano.
(Edith Wharton)
Sul frontespizio di Elizabeth Gaskell e la casa vittoriana

Mara Barbuni ha girato quelle maniglie, svelandoci dove l’hanno condotta.
Leggendo questo lavoro si è potuto evincere, grazie a delle argomentazioni provate attraverso citazioni dirette delle opere di Elizabeth Gaskell e non solo, che tutto ha importanza nella sua produzione letteraria, ogni dettaglio ha il suo preciso perché, la sua specifica funzione. Allegoria, simbologia, rilevanza sociale, culturale, intellettuale scorrono lungo queste pagine e in quelle lasciateci da Elizabeth Gaskell. In effetti, la narrativa gaskelliana è pregna di pagine dedicate agli ambienti, al giardino e allo spazio esterno, alla “dimensione materiale”, alle costruzioni, al mobilio, agli oggetti di uso personale e non, e tutto questo si pone in stretta relazione con lo stato emozionale ed emotivo umano. E’ interessante, e fa anche nascere un leggero sorriso, il rilevare quanto Elizabeth Gaskell sfidasse, in modo non affettato, ma intelligente, ironico, quello che rappresentava l’ideale vittoriano; esso era basato sul senso del decoro, il mantenere una apparenza alta e incontaminata, sulla moralità austera e incrollabile, il tutto doveva specchiarsi anche con quello che l’esterno poteva scorgere all’interno, quindi con l’aspetto domestico e materiale; doveva essere anch’esso lindo, cristallino e puro. Ebbene, scorgiamo, grazie alla guida rassicurante e preparata di Mara Barbuni, una certa titubanza di Elizabeth Gaskell, che lascia infatti filtrare un’incertezza su ciò, come se questo fosse pervaso da un senso di labilità destinata a perdere la sua efficacia. La sua scrittura inconfondibile e che non lascia nulla al caso, risplende ancora oggi e riempie di luce i suoi personaggi, indimenticabili e sempre amati. Per quanto riguarda la tematica dello spazio esterno, il giardino, devo soffermarmi per rendervi partecipi di quello che mi ha suscitato. Se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare con le parole  con cui Mara Barbuni segna l’inizio di questo viaggio, possiamo avvertire il vento lieve che ci accarezza il viso, il profumo delicato delle rose raggiungere le narici, udire il leggero battito d’ali delle farfalle. Una immagine davvero suggestiva e che rapisce i sensi. Mi sono sentita fisicamente fuori da una tipica casa vittoriana. Il giardino racchiude in sè una fortissima simbologia; e poi non è un caso se proprio all’interno di questo spazio avvengono molti episodi fondamentali delle narrazioni gaskelliane. Molti sono i riferimenti diretti alle sue opere che attestano questa centralità, questa forte simbologia, che è anche il fulcro di quella che si può definire come una presa di coscienza, anche se silenziosa, delle donne, un anelare alla libertà, il volersi privare di quella pesante educazione patriarcale per raggiungere una affermazione personale. E’ simbolo, il giardino, anche di sensualità, di fertilità, con gli alberi da frutto maturi, dalle forme rotonde, prospere. Non è poi da trascurare il sintomo, se vogliamo, di rassicurazione e conservazione che riflette questo spazio, ovviamente valutato in relazione ai cambiamenti politici e sociali che si affacciavano in quel periodo storico. Altra forte tematica è quella rappresentata dalla casa, dal contenitore domestico. Ebbene, anche per quanto riguarda questo aspetto, possiamo constatare quanto sia incalzante la simbologia e la centralità del luogo nelle opere di Elizabeth Gaskell. Tenendo conto che nell’epoca vittoriana doveva fungere da specchio con lo stesso concetto di famiglia e di valori irreprensibili della morale,  la casa ci fa anche comprendere il “complesso sistema di principi dai quali le persone si facevano guidare per rapportarsi con se stesse, con la società e con il mondo”.  Anche nello scenario domestico si accentrano le tappe fondamentali e più importanti, se vogliamo, di svolta nella narrazione gaskelliana. Ed è interessante vedere come con quanta attenzione Gaskell descrivesse le abitazioni e come non si occupasse solo di una classe sociale, ma come fosse obiettiva e aperta, tanto con la classe sociale più agiata, tanto con operai, lavoratori, fasce più disagiate, e come, in ultimo ma non per importanza, il fatto che una casa di estrazione sociale bassa non per forza doveva essere poco accogliente, al contrario, Elizabeth Gaskell ne sottolinea il coraggio della creatività, l’aver saputo rendere accogliente una dimora seppure nelle difficoltà economiche che avrebbero sicuramente potuto impedirlo. Inoltre “la narrativa di Elizabeth Gaskell è ricca di esempi in cui la struttura fisica del contenitore domestico è segnale di forti contraddizioni emotive e psichiche”, infatti, un esempio lampante è dato, in alcuni racconti, dall’attraversare lunghi corridoi, segnale dello stato di dominio e di controllo cui erano soggette le donne a quell’epoca, le “porte chiuse a chiave”, “corridoi intricati”, “porte pesanti”, sono tutti segnali che richiamano all’attenzione la condizione di isolamento e segregazione. I mobili e la decorazione delle stanze, la necessità di riempire gli spazi, non sono esenti dalla simboligia che, in realtà, racchiudono. L’interno si doveva mostrare limpido e libero “dalla necessità di nascondere la sua realtà interiore”. Il riempire gli spazi con mobili, tappezzerie, carte da parati, oggetti, era una forma di affermazione del potere che potevano esercitare le donne, dando un senso alla loro funzione sociale; la decorazione era un’attività di loro esclusiva e spesso esercitata a tempo pieno, che diventava sovente un’ossessione, come si può evincere dalla figura di Molly in “Mogli e figlie”. Attraverso questa attività Elizabeth Gaskell dipinge “l’animo dei personaggi, l’educazione che hanno ricevuto, le loro buone qualità o i loro difetti”.  Non mancarono, in epoca vittoriana, manuali e libri che spiegavano come bisognava amministrare la casa, la cucina, con ricette, ma anche con “informazioni sul ruolo della donna di casa”, come doveva comportarsi con i domestici o con l’educazione dei figli. Si ricorda in particolare “Book of HouseHole Management” di Isabella Mary Beeton del 1861. Nelle opere di Elizabeth Gaskell, il cibo, oltre ad essere una fonte di nutrimento, si può considerare come un suggerimento sull’espressione culturale e sociale del tempo. Un ruolo non marginale lo occupano, nell’azione narrativa, i domestici, le cuoche, le governanti, tutte figure di notevole spessore psicologico, che vanno ad affiancarsi e a fare da spalla all’evoluzione dei caratteri dei personaggi principali. Gli oggetti che possiamo trovare nella casa vittoriana “assumono un carrattere narrativo, perché intraprendono una relazione con gli esseri umani e così facendo diventano dei testi che raccontano una storia sulle proprie potenzialità operative e comunicative. In definitiva, gli oggetti assumono un valore culturale sociale ma anche individuale e psicologico”, lo dimostra la narrativa di Gaskell, in cui, infatti, gli oggetti proiettano all’esterno le emozioni dei personaggi, degli individui e le loro azioni. Comunicano con essi e attraverso essi, facendo intendere quello che altrimenti non possono dichiarare, specie a voce. Gli oggetti sono veri e propri strumenti narrativi. Particolarmente affascinante ho trovato la tematica del focolare come rifugio delle emozioni. Quasi potevo sentire l’aria intorno a me intrisa dell’odore del legno, e quest’aria a creare intimità, a indicare una giornata che volge al termine. Sempre grazie alle attente citazioni fornite da Mara Barbuni, possiamo cogliere l’importanza anche di questo simbolo e strumento, connotato da valori sicuramente positivi e ai richiami all’aggregazione, ai momenti di raccoglimento intorno ad esso, di riflessione e unione di una famiglia, di conforto. Elizabeth Gaskell offre una lettura molto vasta sulle emozioni degli individui attraverso il focolare e il tema delle fiamme: pene, dubbi, conforto, paura del futuro, gioia, famiglia.

foto di flower-ed
foto di flower-ed

Mara Barbuni ha un dottorato di ricerca in letteratura inglese e lavora come insegnante di lingue e traduttrice. Si occupa in particolare di scrittura femminile del primo Ottocento e di età vittoriana: è stata relatrice in conferenze dedicate alla presentazione e alla divulgazione degli scritti di Jane Austen ed Elizabeth Gaskell, ha pubblicato articoli su riviste letterarie e ha recentemente tradotto i romanzi di Elizabeth Gaskell Gli innamorati di Sylvia e Mogli e figlie (mai apparsi prima in italiano). È cofondatrice della Jane Austen Society of Italy e direttore della rivista ufficiale dell’associazione, Due pollici d’avorio. Cura diversi progetti online per la divulgazione della lettura e della letteratura, tra cui il blog Ipsa Legit. Nel 2014 ha pubblicato la monografia And the air vibrates with the silver sound: Anna Barbaulds Poetry sulla poesia di Anna Letitia Barbauld.

13001134_981204361928854_7954353586613081942_n-400x200

Grazie alla collaborazione stretta con la casa editrice flower-ed ho avuto la possibilità di leggere un lavoro magistralmente scritto, che ruota intorno alla domesticità di uno dei periodi storici che maggiormente mi affascina da molto tempo: l’epoca vittoriana. Non è banale dichiarare che Elizabeth Gaskell è tra le scrittrici che più amo, e poter vedere attraverso i suoi occhi, puntati grazie all’autrice di questo testo, su ciò che spesso è passato in secondo piano oppure è stato del tutto trascurato, è veramente straordinario. Questo è un saggio che merita di essere letto e respirato, affiancato alla produzione di Elizabeth Gaskell che custiodiamo nelle nostre liberie, una stanza cui far ritorno ogni qual volta sentiamo la necessità di cercare risposte.