RECENSIONE: “Il grande me”, di Anna Giurickovic Dato (Fazi Editore)

Titolo: Il grande me; Autrice: Anna Giurickovic Dato; Casa editrice: Fazi Editore; Collana: Le strade; Codice isbn: 9788893258074; pp.228; Prezzo €18,00; Data di pubblicazione: 10/09/2020.


TRAMA

Simone, davanti alla consapevolezza di una morte certa, viene raggiunto a Milano dai suoi tre figli, dopo molti anni di lontananza. È l’inizio di un periodo doloroso, ma per Carla si tratta anche dell’ultima occasione per recuperare del tempo con suo padre. Simone, angosciato dal pensiero di aver fallito e di non poter più cambiare il suo passato, ripercorre le tappe della propria eccentrica esistenza, vissuta con grande passione e voracità. Mentre la sua lucidità mentale vacilla sempre più, vuole usare il poco tempo che gli resta anche per rimediare a vecchi errori e confessa ai figli un segreto. In Carla e i suoi fratelli riaffiorano ricordi di anni lontani, i momenti dell’infanzia in cui la famiglia era ancora unita e quelli legati alla separazione dei genitori, nel tentativo di ricostruire una verità dai contorni sempre più incerti. I ragazzi non possono far altro che assecondare il padre, tra realtà e delirio, mentre la malattia si dilata richiedendo sempre più attenzioni e occupando la totalità delle loro giornate. Inizia così una ricerca – anche interiore – dai risvolti inaspettati, che porterà Carla e la sua famiglia a scontrarsi con un’ulteriore dura realtà, oltre a quella della vita e della morte. Sarà un confronto necessario, che Carla ha cercato e allo stesso tempo sfuggito per anni, ma che ora dovrà affrontare con tutta la forza di cui è capace.
Dopo il sorprendente esordio con La figlia femmina, Anna Giurickovic Dato torna con un romanzo crudo, sincero e a tratti destabilizzante, una riflessione profonda sulla figura del padre, capace di emozionare e far riflettere. Il grande me è un libro forte, che parla all’animo del lettore senza paure e senza reticenze, raccontando la storia di una famiglia rivoluzionata dalla notizia di una fine imminente e dalla scoperta di un segreto mai svelato, ma soprattutto la storia di una figlia costretta a fare i conti, ancora molto giovane, con il dolore di una grande perdita.

RECENSIONE

Ridiamo, ci guardiamo negli occhi e con quelli non ridiamo. È un ridere a metà, separati da una morte che è già seduta tra di noi e la sentiamo. Fate presto, ci dice, vi ho lasciato il tempo giusto per conoscervi, scambiatevi le ultime parole; voi figli imparate da lui tutto ciò che ha da insegnarvi, prendete appunti, registrate ogni momento, così potrete moltiplicarlo, non siate tristi, non ce n’è il tempo, condividete le vostre ultime risa, accarezzatevi, toccatevi perché non vi siete mai toccati, allontanate la timidezza, l’imbarazzo non c’entra con questi ultimi mesi, questo periodo è la cerniera delle vostre vite, apritela con delicatezza, lasciate che i vostri lembi si separino come ci si separa da un abito pesante tra l’inverno e la primavera, raccogliete tutto di vostro padre, così potrete contenerlo. 

I figli devono sopravvivere ai genitori. Questa è una regola di natura. Una lezione che si tramanda di bocca in bocca, di casa in casa, di padre in figlio. A chi non è mai stato detto? I figli dovrebbero sopravvivere ai genitori. E’ l’ordine naturale delle cose. E un figlio, a questo stato di cose, si prepara, per anni, senza saperlo, senza prepararsi realmente, perché nessuno può essere mai veramente pronto a perdere una persona cara, a dirgli addio, a separarsi dalla sua presenza, fisica e morale. Anche quando è una malattia a imporci di prendere coscienza che stiamo perdendo chi amiamo, qualcosa in noi si ribella, si rifiuta di accettare che possa essere la fine, che arriverà un abbandono, un vuoto così grande da non saperlo misurare se non con lacrime e dolore. No, nonostante la legge di natura che ci viene propinata a più riprese negli anni, nonostante sentiamo insinuare a più livelli questa consapevolezza inevitabile, nessuno è mai pronto alla perdita.

È difficile essere genitore. Lo è, ora lo so perché lo sono a mia volta. Ed è anche difficile essere figli, perché il più delle volte siamo i giudici più severi ed implacabili dei nostri genitori. Presumiamo siano infallibili, sempre ed in ogni circostanza. Forti, indistruttibili, eterni. Pensiamo debbano esserci, e pensiamo che ci saranno. Non contempliamo il fatto che possano commettere degli errori, compiere scelte sbagliate, che siano bisognosi del nostro perdono, perché sono esseri umani e, in quanto tali, esseri imperfetti. Li vediamo grandi, siamo certi che abbiano sempre tutte le risposte e le soluzioni, non consentiamo, al pensiero che possano soffrire ed essere fragili, di farsi strada nella nostra coscienza.

Quando, tuttavia, una malattia ci impone di fermarci e scendere a patti con la realtà, di ridimensionare l’immagine che ci eravamo creati di un nostro genitore nella testa, il tempo, quel tempo che davamo per scontato, che davamo per illimitato, assume tutta l’importanza che ha sempre avuto, ma che noi non gli davamo.


Il grande me è un racconto intimo, lucido, a tratti rabbioso, a tratti tenero, a tratti disperato e tragico, di  una famiglia che deve confrontarsi con il dolore della perdita di un genitore, Simone. I suoi tre figli, Carla, Laura e Mario decidono di trasferirsi da lui, a Milano, per prendersi cura di lui dopo aver scoperto che è gravemente malato e che non gli resta molto da vivere. Questo implacabile e definitivo destino va ad annullare il passato, le mancanze che hanno avuto, le assenze ingombranti, i sensi di colpa, gli sbagli. Non c’è tempo per le accuse, non c’è tempo per rinfacciare i silenzi. Non c’è tempo. Non conta, adesso, il passato, conta ciò che resta, ciò che è presente, ciò che sta andando via per sempre. Conta solo godere, a pieno, di ogni istante che si scopre essere prezioso più di qualsiasi altra cosa, di non lasciare sfuggire nemmeno un attimo di ciò che c’è, recuperando tutto ciò che non è mai stato. L’amore conta, solo quello.

La malattia che sta dilaniando il corpo di Simone, arriverà anche a colpire la mente, a trasformare quel padre grande, enorme, consapevole sempre di tutto, tanto saldo e sicuro in un uomo indifeso, fragile, bisogno di cure, ma anche di essere perdonato, compreso, amato. Carla, la voce narrante del romanzo, scrive non solo dell’uomo di oggi, ma ci riporta ricordi dell’infanzia di suo padre, della sua giovinezza, facendoci conoscere la sua personalità, e al contempo fa percepire il percorso doloroso che sta affrontando, ed insieme a lui, loro, i suoi figli.


E’ un romanzo molto difficile, crudo, emotivamente coinvolgente. Impossibile non immedesimarsi e sentire tutto il peso della disperazione che un figlio prova nel dover assistere, impotente, all’ineluttabile fine del proprio genitore. Un genitore che ha commesso degli errori, che ha nascosto un segreto ingombrante, si, ma che si ama incondizionatamente e che non si abbandona. Un romanzo che si fa memoria, ricordo, confessione e appiglio, un contenitore di disperazione, del tempo che non ci sarà più, di un addio impossibile ma inevitabile, un addio che nessun figlio è mai pronto a pronunciare. Nonostante ciò che la legge di natura insegni.


Mi sembra quasi superfluo dirvi di correre a leggere questo romanzo, perché sono certa che siate già sulla strada della libreria a voi più vicina oppure on line pronti a cliccare “acquista”. E’ un romanzo potente, struggente, scritto meravigliosamente, con intelligenza e trasporto, che farà versare caldissime lacrime e che si aggrappa al cuore con la forza dei sentimenti più viscerali e profondi.

Indimenticabile, per me sarà un libro indimenticabile.


Di tempo per piangere ne avrò, ma quello che che mi resta per rendergli lieve ogni suo giorno è poco. (…) Vorrei mi dicesse che ha lasciato la porta aperta perché il calore della sua stufa arrivi pure in camera mia, che mi desse un bacio sulla fronte, che mi rassicurasse, mi garantisse che non ci succederà nulla, non saremo testimoni di nessuna tragedia, non è vero che qualcosa sta per cambiare, perché ci pensa lui, penserà a tutto, lui che ha le spalle grosse e pesanti, lui che è sempre forte e non ha mai paura, noi figli non dovremmo più pensare a niente.


(ringrazio l’ufficio stampa per la copia omaggio)