Il Libridinoso secondo Luciano De Crescenzo

Quando, ormai anni fa, ho aperto la pagina Facebook La Parola ai Libri, ho riflettuto a lungo sul nome da dare ai lettori come me, un nome che potesse essere rappresentativo per molti altri, perché “definirci” non è semplice come si crede. Ricordo con emozione il momento in cui mi sono imbattuta nelle calzanti parole di Luciano De Crescenzo, le uniche capaci di evocare con precisione ciò che sentivo, ciò che non riuscivo a descrivere fino in fondo, un vestito talmente perfetto da indossare e diventare una seconda pelle su di me, su di noi. Per chi segue i miei canali da allora, dagli albori, sarà facile ricordare il mio saluto quotidiano: Ciao, Libridinosi! Ho deciso di salutare Luciano De Crescenzo proprio con questo suo pezzo dedicato ai lettori, tratto da Il caffè sospeso (Mondadori, 1998):


Il “libridinoso” lo si riconosce da come rallenta davanti ad una libreria: non appena avverte la presenza di una grossa concentrazione di carta stampata, si blocca, dà uno sguardo morboso alla vetrina, vorrebbe allontanarsi ma non ce la fa, esita ancora un poco, poi alla fine, gettata la spugna, entra e si precipita verso il banco.

Magari quel giorno ha anche un po’ fretta, un appuntamento di lavoro o d’amore, ma la tentazione è più forte di qualsiasi altro impegno: una forza sconosciuta lo scaraventa all’interno, lo costringe ad aggirarsi fra i banchi, a guardare freneticamente i titoli, i colori, le copertine e le fascette con le tirature. Cos’è che sta cercando con tanta disperazione? Ha forse bisogno di comprare qualche libro in particolare? Vuole informarsi sulle ultime novità editoriali? Niente di tutto questo: il “libridinoso” è semplicemente attratto dalla presenza dei libri, vorrebbe toccare il più alto numero possibile, e, nei casi più gravi, vorrebbe annusarli.

Amare un libro, non solo per il contenuto, ma soprattutto per la sua fisicità, per il suo essere materia tangibile, è una malattia come un’altra. Per gli individui affetti da questo morbo il libro, una volta letto, cessa di essere una delle tante copie in circolazione di un testo e diventa parte integrante del proprio corpo e, come tale, non può essere più ceduto in prestito a nessuno. E’ memoria viva, è carne della propria carne, è deposito distaccato dell’anima.

Il vizioso di solito, quando legge, sottolinea i passi preferiti. È un modo come un altro per marchiare un testo, per metterci sopra la propria firma. Chi sottolinea una frase non lo fa per rintracciarla un domani più facilmente, ma solo per rendere visibile il suo gradimento. Quasi a significare: qui mi sono emozionato e voglio che si veda. A volte il “libridinoso” si affeziona persino ai libri che disprezza. Se qualcuno gli regala il romanzo di uno scrittore che non ama, lui, diligentemente, lo ripone in uno scaffale e lo abbandona per sempre alla polvere: non ne leggerà mai una pagina, ma non avrà nemmeno il coraggio di buttarlo via. Bello o brutto che sia resta sempre un libro, e, in quanto tale, un oggetto da rispettare.

Riflettiamo un attimo sull’utilità di una biblioteca domestica. Oggi una famiglia di buona cultura, tra romanzi, saggi e strenne natalizie, finisce quasi sempre con l’accumulare un migliaio di titoli: come dire un paio di metri cubi di casa da destinare ai libri vita natural durante. D’altra parte, come dice Ignazio Buttitta “una casa senza libri è una stalla”. Ci si chiede: ma è poi così importante averli tutti a portata di mano? Quanti di essi verranno riletti? Che probabilità ha un romanzo come “Delitto e Castigo” di essere letto una seconda volta? Praticamente nessuna, eppure guai a chi lo tocca! Se per caso un amico ce lo chiede in prestito lo guardiamo con odio: sicuri che non ce lo restituirà mai, preferiremmo dargli direttamente i soldi del prezzo di copertina piuttosto che vederlo uscire con il nostro libro sottobraccio.

Qualcuno potrebbe obiettare che, a meno di manoscritti rari o di testi introvabili, in caso di mancata restituzione potremmo sempre ricomprarne un’altra copia. Sì, ma non sarebbe quel libro, quello sul quale abbiamo letto e ci siamo emozionati.