“La venditrice di sogni” di Simone Leonetti

Cari lettori e care lettrici de La Parola ai Libri,
oggi vi parlo di un libro che è stato ispirato da una storia vera: La venditrice di sogni, secondo romanzo di Simone Leonetti.


UNA  RAGAZZA E UN SOGNO,
UNA RAGAZZA E UN AMORE,
UN PADRE E UN INCUBO.

Anna ha sedici anni e ha bisogno di qualcuno a cui vendere i sogni che accumula.
Il padre, però, non la pensa come lei e non le permette di frequentare determinate persone.
Lei conosce Alessandro che sembra l’unico a poter scacciare via i suoi incubi e realizzare quei sogni ormai lontani.
Ma più frequenta quel ragazzo più il padre diventa violento.

Anna dovrà scegliere tra la violenza del padre
o l’amore per un ragazzo che conosce appena.

 


RECENSIONE 

Colpita dalla copertina bellissima, suggestiva e aperta a molteplici interpretazioni, dal titolo, anch’esso di impatto, ho accolto con entusiasmo la proposta di leggere ed esporre la mia opinione in merito a questo romanzo.  Il fatto che sia stato ispirato da una storia realmente accaduta e che sia ambientato in un paesino ad una manciata di chilometri da casa mia, lo confesso, ha enormemente acuito la mia curiosità.

“A guardarlo dal basso e da lontano appariva come un presepe.
All’imbrunire, appena si accendevano le luci delle case e sulle strade, dava ancora di più l’impressione di essere un posto lontano dal tempo in cui si viveva.
Si ergeva su cinque colli e si entrava in paese da strade lunghe e ricche di curve. Si percorrevano rettilinei vuoti immersi nei campi e ci si addentrava a poco a poco, fino alle prime case costruite con pietre scomposte.
Scaturiva un fascino immenso nelle persone che vi arrivavano per la prima volta, mentre chi ci viveva era semplice routine, fatta di case grigie e senza interesse.
Anche quando si lasciava il paese, del resto, si cercava in continuazione, con la coda dell’occhio, di sbirciare verso quella cartolina senza temp che era Collealto.
Era bello viverci, ma per alcuni no.
E forse non era nemmeno il posto il problema.
Ma le persone.
Una persona.”
(Prologo)

La protagonista del romanzo è Anna, una ragazza di sedici anni. Qual è la sua colpa? Quella di essere nata femmina, di conseguenza le spetta un ruolo ben definito, di mera faccenda di casa, costretta a vivere nell’indifferenza e nella noncuranza per quanto riguarda i suoi desideri e i suoi sentimenti, oggetto di perenne assoggettamento psicologico, violenze verbali e fisiche, che vanno ad alimentare insicurezze e rassegnazione. Anna è vittima di un padre padrone, che ha bestemmiato tutto il santo giorno quando è nata, controlla la sua vita e quella degli altri membri della famiglia, fatta eccezione per gli uomini, ovviamente, riversa su di loro le sue frustrazioni, il suo nervosismo, la sua grettezza ed ignoranza. Anna, all’inizio del romanzo, pur mostrandosi consapevole del fatto che non sia normale vivere in questo modo, rendendosi conto che non in tutte le case vige questo maschilismo patriarcale, non vede via d’uscita se non una strada già segnata e dalla quale non può sottrarsi. Una via di fuga interiore, tuttavia, Anna la trova nella fantasia, nei sogni. Perché quello che ha dentro nessuno può portarglielo via, giudicarlo, calpestarlo, picchiarlo. Ho trovato questa immagine molto potente: il sogno, come una tela su cui dipingere speranze e cancellare la cattiveria.

“Sono una ragazza a cui piace sognare, anche perché è una delle poche cose che posso fare in libertà.
Il problema è che faccio davvero tanti sogni. Dove li metto tutti?
E mi sono detta che forse sarebbe meglio venderli.
Ma non posso mica venderli a uno sconosciuto. Così ho deciso: venderò i miei sogni soltanto alle persone capaci di realizzarli.”

In un crescendo di consapevolezze, che si saldano passo dopo passo, Anna, a fatica, inizia a intravedere la possibilità di un futuro diverso, a maturare fiducia e sarà la forza dell’amore per Alessandro, a darle la spinta di ribellarsi, di rivendicare il suo posto nel mondo, le sue scelte, la sua volontà. Un amore, come si può immaginare, osteggiato dal padre di Anna, che non vuole allentare di certo la presa e il controllo sulla figlia.


“Si china, forse per sollevarmi, ma poi cambia idea e mi arrivano un serie di colpi dalle sue grosse mani. Non replico, non mi difendo e non parlo. Sa dove colpire per non lasciare segni. (…) Sento in bocca un forte sapore di ferro. E’ il sangue. (…) Attimi pungenti che tagliano il viso e feriscono dentro, nel petto, dove qualcuno dovrebbe avere un cuore e altri, come il tizio che ho qui davanti, hanno il nulla. Cos’è il nulla? Questo. Quest’uomo. Questa vita. Questa casa.”


La scrittura del romanzo è molto semplice e fluida, tanto da renderlo scorrevole e di veloce lettura. Forse un po’ acerba, ma credo sia una scelta dettata dalla volontà di rappresentare al meglio il contesto e la storia. Ho trovato alcuni episodi relativi ad Anna, ma soprattutto ad Alessandro (che non posso menzionare per non spoilerare il libro) forse un po’ forzati o superflui, che lo fanno additare per infantile, quando quasi per tutta la durata del suo ruolo, egli svolge una funzione di collante con la maturità di coscienza da parte di Anna.


Le tematiche forti denunciate ti colpiscono nel profondo e ti inducono a riflettere su quanto esse siano ancora troppo frequenti nella società contemporanea, quanto ancora sia radicata l’idea della supremazia maschile su quella femminile, su quanto l’uguaglianza e la parità tra i sessi sia ancora non del tutto riconosciuta come diritto sacrosanto, rappresentando, quando si realizza, una conquista, una lotta. E questo atteggiamento del singolo si riversa, inevitabilmente ed inesorabilmente, su chi ci circonda, sui figli, che cresceranno (con le dovute eccezioni) con quella forma mentis maschilista e gretta, secondo la quale una donna altro non è che un essere inferiore al maschio, da comandare e controllare, un oggetto, un possesso, di cui disporre a proprio discernimento.


Ebbene, lo slancio di ribellione di Anna, la protagonista del romanzo, è un simbolo e un esempio di speranza e di rivendicazione, di riscatto e di appropriazione della propria vita, delle proprie scelte, del diritto di scegliere e sbagliare, di non avere paura, di non averne più, perché:

“Nessuno può decidere se i tuoi sogni sono castelli in aria o sono castelli che hanno solo bisogno del tempo necessario per essere costruiti.”