RECENSIONE: “Le formiche festanti”, di Pinar Selek (Fandango Libri)

Autrice: Pinar Selek; Titolo: Le formiche festanti; Casa editrice: Fandango Libri; Traduttrice: Marta D’Epifanio; Pagine 216; Prezzo € 18,00; Data di pubblicazione: 13 febbraio 2020.


TRAMA

Con Le formiche festanti Pinar Selek ci regala il manifesto di un altro mondo possibile, un mondo reale come le ingiustizie e come la forza di liberazione che ha dentro di sé chiunque decida di opporsi. Un libro per i sognatori del nuovo millennio.

Sui documenti Azucena è Suzanne. Il nome che ha scelto di portare è quello che le ha dato la nonna spagnola, esule in Francia dopo la guerra civile. Azucena indossa un paio di scarpe rosse e con quelle percorre le strade di Nizza, si ferma nelle piazze ad ascoltare Gouel che suona Leonard Cohen, parla con Manu allo stand di frutta delle Paranoiche, ragiona di poesia con il Principe dei rifiuti Alex. E intanto, formica tra le formiche, resistente in un mondo dedito al profitto e minacciato dalla criminalità, scava gallerie nascoste per quando il momento di ribellarsi sarà definitivamente arrivato e bisognerà uscire allo scoperto. Ognuno dei personaggi che incontra nella Costa Azzurra patinata degli yacht e dei cani di razza ha una storia di esilio, amore, resistenza, soprusi e amicizia. Ognuno di loro lotta per creare una realtà alternativa, solidale, onirica e più equa: c’è chi sa parlare con i cani e li aiuta a vivere senza guinzagli, chi organizza i braccianti agricoli migranti sfruttati dalle grandi aziende, chi trapianta gli alberi intrappolati dal cemento e chi cerca di riconciliarsi con il proprio passato.


RECENSIONE

Erano anni bui per il mondo, ma la poesia aveva ritrovato la sua strada e le formiche festanti si moltiplicavano. C’erano api che lasciavano ovunque il loro miele, gabbiani chitarristi, sirene poetesse, cani ribelli, cicale astute pesci pittori e persone splendide.

Il “manifesto di un altro mondo possibile”. Un mondo che ha le sembianze di un sogno. Un mondo che tante operose formiche costruiscono giorno dopo giorno, nell’ombra, in attesa di uscire allo scoperto, di ribellarsi a voce alta.

La storia è ambientata a Nizza, un luogo che è anche personaggio a sua volta nel romanzo.

Nizza è una città travestita. A forza di essere attraversata si è travestita. Per questo è così bella.

Azucena, la Svampita con le scarpe rosse. Alex, il Principe dei rifiuti. Gouel, il cantante di strada. Manu, la fondatrice del gruppo dei Paranoici/Paranoiche. Katy, la giornalista. Luna, che comprende la lingua dei cani e li libera dai guinzagli.

Tante storie diverse, ognuna con un bagaglio di dolore, tante vite in cerca di radici, di un luogo da poter chiamare casa, da poter sentire casa, il desiderio di appartenere a qualcosa, a qualcuno, ad un posto, ad una causa. Una moltitudine di volti, di voci, di cuori. Le formiche. Le formiche che non dimenticano le ingiustizie, che si uniscono per scavare gallerie, aprire tunnel, creare canali, lottare per cambiare questo mondo corrotto, malvagio, insensibile, piegato alla logica del profitto, alla politica della multinazionali e delle grandi imprese, formiche contro il capitalismo, la criminalità, lo sfruttamento dei braccianti agricoli, la tratta dei migranti, la cementificazione selvaggia. In che modo? Facendo rete. Piantando semi. Praticando accoglienza, solidarietà, amicizia, amore. Resistendo.

Anche se siamo tutti diversi, siamo comunque tutti parte l’uno dell’altro. Chi oltrepassa le frontiere, chi sostiene chi è in esilio, chi produce semi e li distribuisce gratuitamente, chi si traveste da albero per sentire la terra, chi nasconde arcobaleni perché non vengano venduti, chi pittura le sirene di altri colori perché in vengano esibite in televisione.

Pinar Selek ci trasporta in un’altra dimensione grazie alla sua prosa evocativa, onirica, simbolica e allegorica. Uno stile particolare, distintivo, che all’inizio può disorientare, ma che si lascia apprezzare man mano che il lettore entra nel testo, nella storia, nel linguaggio, quando inizia a recepire il messaggio che l’autrice intende trasmettere, mettendo a fuoco le immagini suggestive, taglienti, pungenti e poetiche disseminate nel testo. Le tematiche che ergono dalla lettura del libro sono care all’autrice, sono di forte impatto, di chiara denuncia politico-sociale. La lotta non è indirizzata solo verso il sistema, ma riguarda anche i demoni del passato di ciascun personaggio, evidenziando un altro tema centrale, quello dell’identità, demoni che dovranno necessariamente essere affrontati.

Il romanzo non ha una vera e propria trama, per questo non vi dico molto su di essa e su alcuni aspetti specifici della storia. Inizialmente ci si può sentire confusi, perplessi, eppure, proseguendo,  vi accorgerete di quanto l’autrice abbia la capacità di attrarre il lettore nella sua storia e di chiarire ogni dubbio, come il dissolversi della nebbia.

Entrate nel libro con lo spirito di un viaggio verso un sogno, il sogno di un altro mondo possibile, di una visione, di una alternativa.

Perché una alternativa c’è, e noi possiamo costruirla. Insieme, come tante formiche.


PINAR SELEK

Pinar Selek è nata nel 1971 a Istanbul in una famiglia di sinistra (suo padre fu imprigionato cinque anni in seguito al colpo di stato del 1980). Sociologa, i suoi lavori hanno come oggetto le minoranze oppresse dalla Repubblica turca. Nel 1998 comincia per lei un incubo giudiziario. È accusata di complicità con il PKK, viene torturata affinché confessi i nomi dei suoi contatti.

Resiste e in prigione viene a sapere di essere accusata di terrorismo. Malgrado l’annullamento della condanna e le quattro assoluzioni, l’accanimento politico e giudiziario continua.

Pinar Selek è costretta a vivere in esilio dal 2009. Fanno parte del suo comitato di sostegno composto da circa 4500 persone anche gli scrittori Ohran Pamuk e Yashar Kemal. Rifugiata politica in Francia, Pinar Selek ha insegnato all’Università di Strasburgo.

Nel 2013 ha pubblicato il romanzo “La maison du Bosphore”.

(sito Fandango Libri)