RECENSIONE: “Lillian Boxfish si fa un giro”, di Kathleen Rooney (8tto Edizioni)

Titolo: Lillian Boxfish si fa un giro; Autrice: Kathleen Rooney; Casa editrice: 8tto edizioni; Traduzione: Cristina Cigognini; ISBN: 978-88-31263-05-4; pp 392; Prezzo € 19,00; Pubblicazione aprile 2020.


DESCRIZIONE

Lillian Boxfish non è la classica ottantacinquenne, tutta casa, merletti e nipoti. Giunta a New York nei lontani anni Venti ha trovato subito un impiego che le ha portato fama e prestigio: da semplice e inesperta copywriter per il colosso Macy’s diviene in poco tempo il primo pubblicitario donna più pagato al mondo. Oggi è il 31 dicembre del 1984 e Lillian festeggia da sola questo ultimo giorno dell’anno. Le vacanze natalizie non sono andate come al solito, qualcosa sta cambiando. Rimanere a casa a rimuginare su ciò che non è stato? Non se ne parla nemmeno. Armata solo dell’inseparabile pelliccia di visone e di una buona dose di arguzia, Lillian decide che il Capodanno lo festeggerà per le strade dell’amata Grande Mela, dove ogni passo coincide con un ricordo della sua sorprendente vita. Durante il lungo cammino in giro per una città semideserta occupata ad agghindarsi per salutare l’arrivo di uno spumeggiante 1985, gli unici compagni di viaggio che Lillian incontra sono persone semplici: baristi, negozianti, bambini, criminali. Tutti loro le faranno pensare ancora una volta alla vita di un tempo in cui le gioie e le passioni, così come le avversità e i cuori spezzati, hanno dato modo a lei di crescere e di avere un passato da ricordare. Prima di Peggy Olson in Mad Men c’era Margaret Fishback. Era la copywriter principale di Macy’s e, negli anni Trenta, la più pagata al mondo. Da allora molto è cambiato, ma abbiamo più bisogno che mai di figure femminili luminose e straordinarie. E Lillian Boxfish, alter ego narrativo di Margaret, ne è un esempio perfetto. Con una lettera d’amore alla città di New York, Kathleen Rooney dipinge sulla tela di un’America in fermento il ritratto di una donna indimenticabile che, dall’età del Jazz allo spettro dell’AIDS, dalla Grande Depressione alla nascita dell’hip-hop, ha attraversato quasi un secolo con equilibrio da funambola.

RECENSIONE

Sono vecchia e tutto ciò che mi resta è il tempo. Non intendo il tempo che mi resta da vivere; intendo tempo libero. Tempo da riempire. Tempo da ammazzare finché non sarà lui ad ammazzare me. Cammino e cammino e penso e penso.

Se state cercando un libro che sia un invito a sedervi per ascoltare cos’ha da raccontare una anziana signora la sera di un Capodanno, capace di trasportarvi in un’altra città, in altri anni, bene, ecco un romanzo che potrebbe fare al caso vostro. Questo, infatti, è il libro perfetto per chi ama principalmente ascoltare e che non si aspetta chissà quali sconvolgimenti e colpi di scena, ma solo di trarre svariate riflessioni dalle esperienze di altri.

Lillian Boxfish ha una vita intera di cui renderci partecipi e lo fa con ironia, con un tono diretto, frizzante, lucido.

A me resta così poco futuro. E così tanto passato.

È lei che si aggrappa al nostro braccio e ci conduce per le strade di New York, la sera di Capodanno 1984, facendoci sentire immediatamente, fin dal primo incontro, suoi confidenti.

È da sola, noi siamo la sua compagnia, noi e le persone comuni, per bene e non, che incontriamo durante la narrazione, così come le strade della Grande Mela in cui ci porta, passeggiando.

Non ho intenzione di stare alla larga dalla strada. La strada è l’unica cosa che continua immancabilmente a interessarmi… L’unico posto che sento vibrante e vivo. Dove le cose si scontrano. Dove viene fuori il futuro. Dove le luci si accendono e spengono in finestre irraggiungibili…

Attraverso un ripetuto alternarsi di un piano presente e un piano passato, questo romanzo ci restituisce l’incredibile vissuto di una donna che negli anni ’30 riesce ad affermarsi nel mondo del lavoro raggiungendo livelli straordinari. Non era così scontato, difatti, che una donna potesse occupare un certo ruolo, e non a caso la disparità salariale tra uomini e donne era marcata e di prassi, alcune convenzioni, purtroppo, toccheranno direttamente anche la nostra protagonista.

Donna. Dice donna. Perché non persona? Sono venuta qui a chiedere una aumento. Sappiamo entrambi che porto a R.H. Macy’s più affari di chiunque altro al tredicesimo piano, donna o uomo. Perché non pagarmi per quello che valgo?
Il doppio binario maschio femmina nelle paghe non ha alcun senso. 

Trasferitasi a New York per cercare un posto nel mondo che fosse diverso da quello occupato da sua madre (dedita alla famiglia, che pur istruita e appassionata di lettura, non ha ambito ad altro che ad essere una moglie senza ricevere mai un dollaro di stipendio), Lillian, in breve tempo, riesce a diventare prima copywriter e poi pubblicitario donna più pagato al mondo per il colosso Macy’s.

Ci parla delle condizioni di lavoro, dell’ambiente di lavoro, il clima che si respirava in ufficio e della sua fermezza nel pretendere e rivendicare il giusto salario, un salario equiparato alla sua funzione e al suo valore. Lillian non è una donna che si accontenta o che aspetta che le cose cambino da sole, è una donna che vuole cambiarle e che ci prova. Non sarà per nulla facile, ma lei il pugno sulla scrivania lo batte forte.

Nonostante ciò, quando sarà in attesa di diventare madre, la Macy’s si vedrà “costretta” a rimuoverla dal suo incarico, perché una donna che sta per diventare madre non può di certo mantenere il suo lavoro, viene da sé che è sempre la donna a dover sacrificare la propria carriera e la propria ambizione per la famiglia.

Ma Lillian chi può fermarla? Niente e nessuno! Continuerà a lavorare come freelance. Continuerà a passeggiare, ad osservare, a sentire, a scrivere poesie, a lasciarsi ispirare dalla strada.

Non mancherà, certo, di raccontarci dell’amore, della decisione di non volerlo trovare, di sentimenti che trovano comunque una strada, di ferite che non guariscono mai…

E mentre ci racconta di episodi avvenuti negli anni che hanno attraversato la Grande Depressione, il Proibizionismo, la rinascita della città che investe nella costruzione di grandi e ambiziosi edifici, come l’Empire State Building, avvertiamo anche un tenue ma riconoscibile sentimento di nostalgia per ciò che era e adesso non è più, perché tutto è cambiato davanti ai suoi occhi, a partire dal modo di fare pubblicità e comunicazione, a finire alla città stessa. La città non è più quella di prima, ma si incontrano ancora persone capaci di fare un gesto di altruismo e generosità disinteressati, così come di incontrare persone poco raccomandabili, purtroppo.

Lillian. Una donna forte, tenace, che sembra non possa piegare nessuno, una carriera brillante, una vita invidiabile. Eppure, per quanto felice ed appagata, ogni persona nasconde i suoi demoni, le sue fragilità, i suoi drammi, le sue debolezze. Non è tutto oro quello che luccica e anche Lillian attraverserà momenti molto, molto difficili.


Ho dei punti ciechi, come tutti. Il mio punto cieco più grande sono proprio io: come la gente mi percepisce. Immagino che sia un’incognita piuttosto comune, altrimenti i negozi non metterebbero a disposizione gli specchi, ma è una cosa che mi infastidisce in modo particolare, perché in genere sono piuttosto brava a capire che cosa pensa la gente.

La storia di Lillian Boxfish è ispirata a quella reale della pubblicitaria e poetessa Margaret Fishback, la copywriter donna più pagata al mondo negli anni Trenta e che lavorava da Macy’s. In effetti, una personalità davvero affascinante, in quanto donna, proto-femminista, donna in carriera e madre.


Ringrazio la 8tto Edizioni per avermi proposto questo viaggio lungo sessant’anni e di avermi presentato l’indimenticabile Lillian, con la quale non ho potuto fare altro che stringere una sincera amicizia, prestando ascolto ai suoi racconti, anche quando non era facile seguire i suoi passi. Perché cos’altro si può fare davanti ad una arguta signora anziana che ha una vita incredibile da condividere e una città da mostrarti?

In alcuni punti ho seguito con una soglia di attenzione meno alta, in altri la mia vicinanza alla protagonista è stata totale, ma di certo non scorderò mai Lillian Boxfish.


(Copia omaggiata dalla casa editrice)