Recensione: “Tutto questo ti darò”, di Dolores Redondo (DeA Planeta)

Cari lettori e care lettrici de La Parola ai Libri,
la recensione di oggi riguarda “Tutto questo ti darò” di Dolores Redondo, vincitore del Premio Selezione Bancarella 2018, pubblicato da DeA Planeta.


SCHEDA TECNICA

Titolo: Tutto questo ti darò
Autrice: Dolores Redondo
Editore: DeA Planeta
Traduzione: Ascanio Temonte
Formato: cartonato con sovraccoperta
ISBN 9788851153274 cartaceo (€16,50)
ISBN 9788851156527 ebook (€9,99)
Pagine 576
Pubblicazione 17 ottobre 2017


TRAMA

Quando una coppia di agenti in divisa bussa alla sua porta, Manuel, scrittore di successo impegnato nella stesura del prossimo bestseller, intuisce all’istante che qualcosa di grave deve essere accaduto ad Álvaro, l’uomo che ama e al quale è sposato da anni. E infatti il corpo senza vita del marito è stato ritrovato al volante della sua auto, inspiegabilmente uscita di strada tra le vigne e i paesaggi scoscesi della Galizia, a chilometri di distanza dal luogo in cui Álvaro avrebbe dovuto trovarsi al momento dell’incidente. Sconvolto, Manuel parte per identificare la salma ma, giunto a destinazione, si ritrova presto invischiato in un intrico di menzogne, segreti e omissioni che ruota attorno alla ricca e arrogante famiglia d’origine del marito. Con l’aiuto di Nogueira, poliziotto in pensione dal carattere ruvido, e di Padre Lucas, il prete locale amico d’infanzia di Álvaro, Manuel indaga sulle molte ombre nel passato dei Muñiz de Dávila e sulla vita segreta dell’uomo che si era illuso di conoscere quanto se stesso.

Serrato, sorprendente e ricco di atmosfera, Tutto questo ti darò è un thriller psicologico dalla sensibilità finissima, capace di indagare con la stessa lucidità le dinamiche del cuore e quelle – troppo spesso malate – della società.


BOOKTRAILER

 


RECENSIONE

La lettura di questo libro è stata una impresa che in diversi momenti mi ha messa a dura prova. Non sono avvezza a leggere il genere thriller, ma ogni tanto cedo alla curiosità e quando mi si è parato davanti Tutto questo ti darò, con una trama affascinante ed intrigante come avete avuto modo di leggere voi stessi qui sopra, non ho potuto resistere.

Otto colpi secchi, decisi. Un gesto perentorio che mai e poi mai si sarebbe potuto scambiare con il bussare misurato e cortese di un visitatore qualunque, di un operaio o di un fattorino. Più tardi, Manuel avrebbe pensato che, in fondo, è proprio così che ti aspetti bussi la polizia.

Spagna. Due agenti della Guardia Civil comunicano allo scrittore Manuel Ortigosa che suo marito, Alvaro, è morto in un incidente stradale, all’alba. La sua auto sembra sia, inspiegabilmente, uscita di strada su un tratto rettilineo, probabilmente a causa di un colpo di sonno, e che non c’è stato nulla da fare per l’uomo. Da questo momento ogni cosa che apprende non fa che sconcertarlo sempre di più perché, a quanto pare, Alvaro non si trovava dove doveva essere, dove a lui aveva detto di trovarsi, cioé a Barcellona, ma nella provincia di Lugo, a Monforte. Come un castello di sabbia, la sua vita, la vita che credeva di vivere, si sgretola, e ogni granello viene soffiato via con l’ineluttabilità della realtà. Ogni rivelazione sul conto dell’uomo che pensava di conoscere, che amava, e con cui condivideva tutto da tanti anni, lo fanno cadere in un vortice di confusione; suo marito aveva dei segreti, una seconda vita, quasi stenta a riconoscerlo e a credere che abbia potuto tenergli nascosto tutto, il dubbio di aver vissuto una menzogna lunga anni ed anni, lo paralizza, comprensibilmente. La sua esistenza è un puzzle sfatto, ora deve riordinare i pezzi. Viene messo a conoscenza del fatto che suo marito fosse un nobile, figlio di un marchese e che la sua famiglia, i Muñiz de Dávila, hanno una notevole influenza. Una famiglia di cui Alvaro non gli aveva mai parlato, se non per dirgli che non aveva più rapporti con loro. Manuel si trova, suo malgrado, a farne la conoscenza, trovandosi nella fitta rete dei loro intrighi, misteri e segreti, a dover fronteggiare la loro freddezza spietata, la loro ipocrisia e la loro crudeltà. Con l’aiuto di un ex poliziotto, Nogueira, un uomo burbero, omofobo e vizioso, ma assetato di giustizia e verità, che mostrerà comprensione e avrà modo di ricredersi mostrandosi per quello che è realmente, Manuel indagherà sul passato di Alvaro e della sua famiglia, con il sospetto che sia stato ucciso. Ruolo importante avrà anche padre Lucas, amico di infazia di Alvaro, che mai per un istante dubita dell’onestà dell’amico e che induce Manuel a riflettere.


L’intenzione del libro è sicuramente notevole, l’intreccio è sostanzioso e i personaggi sono caratterizzati con minuzia; conosciamo e comprendiamo i loro comportamenti man mano che ci viene offerto il racconto della loro vita. Allora, in alcuni casi li assolviamo, in altri li condanniamo senza possibilità di redenzione. Un ritratto inequivocabile di quanto l’uomo possa essere avido, sempre più avido, e fino a dove si può spingere per proprio capriccio ed interesse, verso il male. Bene e male combattono fino allo stremo delle forze nella narrazione, sovente arrivando al lettore con crudezza e spietata cattiveria. Le tematiche trattate e denunciate sono molteplici, tra le quali l’omosessualità, gli abusi sessuali, la corruzione e il servilismo di diversi ambienti, l’amore e la sua forza, il lutto e la sua elaborazione, i rapporti tra genitori e figli, tra marito e moglie, la decadenza dello spirito e della morale, i sentimenti e le emozioni che i protagonisti delle vicende lasciano arrivare ed elaborare a noi spettatori.


Ho trovato la prima parte del libro lenta, forse troppo, ho faticato a tenere l’attenzione alta perché, secondo me, il contorno alle vicende centrali era eccessivo, per cui mi è risultato pesante. Invece, nella seconda parte, ossia dalla metà in poi, ho riscontrato un ritmo diverso, più scorrevole e fruibile. Un ritmo più denso e ad alta tensione con cui l’autrice ci accompagna con disinvolta maestria, quasi fosse semplice far ritrovare la strada ai personaggi e a noi lettori.


Si trovava in quella terra che l’aveva ricevuto in maniera ostile da più di dieci giorni, con un cielo bianco, un’estate ormai agli sgoccioli e il timore che tutta la sua vita si fosse retta su una menzogna. Una traversata nel deserto in cui ogni scoperta svelava nuove bassezze, altro dolore e la certezza, da lui praticamente accettata, di essere stato vittima di un inganno. Aveva vacillato, si era arreso e si era limitato ad attendere che quei fantasmi incagliati sul fondo abbandonassero la loro tomba sottomarina per venire a galla con i loro scheletri putrefatti. Quando trovava qualche traccia dell’uomo che aveva amato, una giustificazione al suo modo di agire, ecco che subito uno di quegli spettri subacquei risaliva in superficie gettandolo di nuovo nella disperazione. E di colpo se ne rese conto: Alvaro aveva lasciato per lui delle molliche di pane lungo il sentiero, come in Hansel e Gretel. Qualcuna era stata rubata dai topi, altre erano state divorate dagli uccelli e, magari, altre ancora si erano sciolte sotto la pioggia fino a sparire; eppure, fedele alla sua indole laboriosa, Alvaro ne aveva disseminate centinaia, migliaia e, soprattutto, aveva messo ben in evidenza quella più importante, che gli aveva permesso di trovare anche le restanti.


Chi è davvero Alvaro? Cosa nascondeva? E’ stato ucciso oppure si è trattato solo di un incidente? Riuscirà Manuel a mettere insieme i pezzi che gli consentiranno di trovare la verità? Molti dubbi, poche certezze, ma una sola scelta possibile: cercare ad ogni costo la verità, perché solo conoscendo la verità sarà libero.