RECENSIONE: “Cuorebomba”, di Dario Levantino (Fazi Editore)

Lettori e lettrici de La Parola ai Libri,

in questa recensione vi parlerò di uno dei romanzi
entrati a far parte delle migliori letture affrontate in questo 2019,
Cuorebomba“, di Dario Levantino,
pubblicato da Fazi Editore,
che ringrazio per la copia omaggio.


Autore: Dario Levantino; Titolo: Cuorebomba; Casa editrice: Fazi Editore; Collana: Le strade; Pagine: 266; Prezzo: € 16,00; Codice isbn:9788893255929; Data pubblicazione: 7/11/2019.

TRAMA

Ambientato in una Palermo difficile, un racconto che fonde la dimensione individuale con quella sociale per una storia emblematica sulla volontà di riscatto.

A Brancaccio, periferia degradata, l’unico modo per difendersi dalla ferocia del quartiere è la famiglia. Ma le famiglie, si sa, sono infelici per definizione e così quella di Rosario. Il padre ha un’altra donna, un altro figlio, e ora è in carcere per spaccio di sostanze dopanti. La madre Maria, invece, scoperta la doppia vita del marito, si ammala di anoressia. Su questo equilibrio precario piomba la scure dei servizi sociali: Maria finisce in una clinica per disturbi alimentari, Rosario in una casa-famiglia. Ispirato dalle sue letture clandestine, il ragazzo diventa così una sorta di Oliver Twist, in lotta contro una legge folle che, nel nome dei diritti dei minori, recide i legami e separa le persone dagli affetti più cari. Nella sua guerra al malaffare che gira intorno ai servizi sociali e nel tentativo di ricongiungersi alla madre, il protagonista però nulla potrà contro le estreme conseguenze di una sentenza definitiva. Fortuna che c’è Anna, ragazza di poche parole, misteriosa e magnetica, a donare a Rosario la luce di una rivelazione: esiste un solo veleno contro la morte ed è l’amore.
Dall’autore di Di niente e di nessuno, esordio felice e pluripremiato, un nuovo romanzo incisivo e vibrante sulla forza dei legami profondi, che vede ancora una volta il giovanissimo Rosario alle prese con le sofferenze della vita. Un racconto emozionante su cosa significhi diventare adulti affrancandosi dalla violenza e dalla miseria anche grazie allo sport e al potere salvifico dei libri.


RECENSIONE

Esiste un solo veleno contro la morte, contro l’odio, contro la cattiveria, contro le ingiustizie: l’amore.
Esiste un solo veleno contro i soprusi, contro la violenza, contro una realtà spesso marcia, contro una vita che non hai scelto e che sembra volerti strappare anche l’ultimo brandello di speranza: l’amore.

Questa è la storia di un cuorebomba, Rosario, un adolescente che si trova a lottare contro muri alti ed invalicabili, eretti da un contesto sociale difficile, in un quartiere della periferia di Palermo,

… abito a Brancaccio. E questo dovrebbe essere più che sufficiente a catalogarmi.
(…)
Brancaccio è un’escrescenza di cemento armato e spazzatura. A Palermo, rione più brutto di questo non c’è. Ci sono i cassonetti inceneriti, le case occupate, i figli dei detenuti coi quali sin da bambino ti spiegano che non devi giocare.

E deve scontrarsi quotidianamente con pregiudizi, discriminazione, difendersi dai cuorisecchi che lo circondano e lo emarginano, perché lui è figlio di un uomo che ha contribuito a mandare in carcere, un uomo che ha tradito non solo sua moglie, ma anche suo figlio, un uomo che all’insaputa di tutti, aveva una seconda famiglia, un’amante, un altro figlio. Un uomo che, ora, odia Rosario.

Lui, Rosario, è forte della purezza del suo cuore, del suo essere onesto e retto, una mosca bianca in un mezzo ad un mare di illegalità, ma tormentato dal rancore verso quel padre che ha ridotto sua madre in uno stato dolorosissimo. Da quando ha scoperto la doppia vita dell’uomo che ha sposato, la donna ha smesso di mangiare, ha smesso di vivere, ammalandosi di anoressia, e tutti gli sforzi di suo figlio atti a farla reagire non sono sufficienti affinché ne prenda coscienza. Ma Rosario non demorde e ci prova, ci prova sempre, perché quella donna è la sua famiglia, il suo posto sicuro, la sua casa.

Ho pensato che mamma non mangiasse più per questo, per l’incuria in cui eravamo sprofondati; ho immaginato che per guarire i suoi occhi dovessero catturare il bello, ritrovare la dignità delle piccole cose.

Il nostro giovane protagonista frequenta un liceo di cosiddetti “ragazzi bene”, quelli che non vivono in un luogo di periferia e che non hanno problemi economici, non soffrono mortificazione o umiliazione, non conoscono le difficoltà della vita, il peso di dover crescere in fretta, e che lo emarginano. Persino gli insegnanti lo discriminano, proprio loro che avrebbero potuto aiutarlo in un riscatto educativo, culturale, morale, proprio loro che hanno in mano una tra le missioni più importanti ed elevate che esistano nella crescita di ragazzi e ragazze, un domani, uomini e donne. Sarà una professoressa a segnalare la situazione familiare di Rosario agli assistenti sociali, e questo non per aiutare il giovane, con il quale, infatti, non scambia nemmeno una parola e che non tenta neanche di capire. Rosario perde il suo unico punto di riferimento, viene separato dalla madre, mandata in una clinica per guarire dal disturbo alimentare di cui soffre, e a sua volta deve trasferirsi in una casa famiglia.

Da questo momento, scattano le successive denunce contro un sistema colluso, che per nulla ha a cuore i sentimenti e i mal capitati che si trovano a vivere in queste strutture, dirette per lo più da gente senza scrupoli, ben disposte a lucrare sulle disgrazie di bambini e adolescenti, intascando finanziamenti e denaro. Un giro d’affari in piena regola.

Era chiaro che c’era del marcio in quella storia, non ero scemo: che i servizi sociali dovessero avere un canale comunicativo con le case-famiglia, era un conto; ma che i primi fossero amici dei secondi, era un altro paio di maniche, perché bastava una loro parola mirata in una relazione a indirizzare le scelte del giudice e a fare guadagnare una barca di soldi agli affidatari, finti filantropi.


Ma non dovete credere che la storia di Rosario trasmetta pessimismo, resa, rassegnazione, bruttezza, al contrario. Cuorebomba è un messaggio di fortissima determinazione, di lotta tenace, di sentimenti che ti entrano dentro, fino alle ossa, di emozioni che toccano il cuore, e lo infiammano. Perché nonostante ripetute sconfitte, nonostante la disparità delle forze in campo, nonostante le sofferenze, Rosario rappresenta ed incarna un simbolo di speranza, di lotta e riscatto, un simbolo di coraggio, grazie al suo animo puro, incontaminato, in un contesto sì difficile, di degrado e illegalità, di bassezze e crudeltà, con affaristi, ipocriti e gente di malaffare.

Trae molta forza dal ricordo del nonno, dal quale ha ereditato la passione per lo sport,

Mi convinsi che il calcio era tutta una metafora. Forse gli attaccanti avversari erano le insidie della vita e la mia indole a difendere i pali era la mia urgenza di vita, il mio aggrapparmi con le dita per non affogare, per scacciare la morte.

Una importante ancora di salvezza, in diversi momenti bui, è riconoscibile nel potere della lettura,

Leggere era l’unico modo per non affondare nel fango, mi permetteva di andarmene di casa pur restando immobile, mi insegnava a tifare per i perdenti, per quelli che cadevano e non sempre sapevano rialzarsi.

Ed è la lettura che insegna a Rosario che il coraggio è sempre un’esigenza e mai una virtù.


Non manca nulla a questo libro, nulla. Nemmeno un pizzico di suggestione, un’aura quasi poetica e misteriosa in cui è avvolto un personaggio in particolare, Anna, una figura spesso sfuggente perché appare e scompare, che sorregge Rosario nei molti momenti difficili, e che inizia il ragazzo all’amore. Il loro legame mi ha fatto pensare alla rinascita, alla speranza di un futuro nuovo, migliore, sano.

Il romanzo mi è piaciuto veramente tanto. Ha catturato tutta la mia attenzione fin dalle prime righe e la partecipazione agli eventi è stata totale, sentita. Mi ha emozionata come non accadeva da tempo, mi ha commossa, mi ha costretta a leggerlo tutto d’un fiato, a non poter fare a meno di sapere. Ho apprezzato ogni aspetto di Cuorebomba, dalla trama allo stile, perfettamente credibile e realistico, incisivo, a tratti vibrante. Un linguaggio capace di suscitare reazioni, di smuovere un turbinio di sentimenti. Un libro bello da far male, un dito premuto costantemente su una ferita, capace di risvegliare coscienza e anime aride.


Senza alcun dubbio, una delle più belle letture che ho affrontato quest’anno.
Assolutamente consigliato, senza se e senza ma.
Leggetelo, lo amerete.
Solo ad un “cuoresecco” non piacerebbe questa storia!


Questa è la chiave di tutto, forse la chiave della vita intera. La vita è una salita continua, non bisogna guardare mai giù. Se guardi giù, ci trovi gli errori, le manchevolezze, le cose che non si possono più aggiustare; se guardi giù, ci trovi le colpe, le assenze, le orme che ti fanno emozionare perché la vita è fatta di persone che t’accompagnano e poi se ne vanno; se guardi troppo giù, finisce che trovi l’unica cosa che non ti serve. La paura.