RECENSIONE: “Io sono Ava”, di Erin Stewart (Garzanti)

Autrice: Erin Stewart; Titolo: Io sono Ava; Casa editrice: Garzanti; Collana: Libri ribelli; Traduzione: Silvia Cavenaghi; ISBN: 9788811607175; Pagine 329; Prezzo €14,00; Data di pubblicazione: 13 febbraio 2020.


TRAMA

Ava era mille cose. Era una ragazza che adorava cantare. Era una ragazza con tanti amici. Ora è solo la ragazza con le cicatrici. È passato un anno dall’incendio in cui ha perso i genitori. Un anno in cui Ava ha tagliato i ponti con il mondo perché le fa troppa paura. Ora è costretta a tornare a scuola. Una scuola nuova dove non conosce nessuno. Una scuola che – ne è sicura – sarà piena di ragazzi che non faranno altro che osservare il suo viso per poi allontanarsi spaventati. Chi vorrebbe mai fare amicizia con lei? Quali nuovi modi di prenderla in giro si inventeranno i suoi compagni? Non appena si avventura in quei corridoi i suoi incubi si avverano: non incrocia nessuno sguardo e, al suo passaggio, sente solo sussurri. Fino a quando i suoi occhi non incontrano quelli di Asad e Piper, gli unici ad avere il coraggio di andare oltre il suo aspetto. Di vedere la vera Ava dietro le cicatrici. Perché anche loro si sentono soli e incompresi. La loro amicizia la aiuterà a ricominciare. Le farà capire che nessuno è diverso, ma ognuno è unico così come è. La storia di una ragazza che scopre la forza che ha dentro di sé. La storia di un’amicizia più forte di tutto. Il libro che dalla stampa e dai lettori è stato definito il nuovo Wonder.


RECENSIONE

Niente come la presenza degli altri può guarirci dalle ferite. (Erin Stewart)

Quando le fascette non mentono.

A lettura ultimata posso testimoniare a mia volta il potenziale enorme di questo romanzo, la forza simbolica di questa storia, una storia di dolore, di accettazione, di rinascita.

“Io sono Ava” è il romanzo di esordio della scrittrice ed editor freelance Erin Stewart, pubblicato in Italia da Garzanti il 13 febbraio 2020 ed ha inaugurato una nuova collana della casa editrice dedicata alla letteratura per ragazzi, “Libri Ribelli”.

Ad ispirare la scrittura del romanzo è stato un avvenimento che Erin Stewart ha condiviso con tutti noi, un incontro che le ha insegnato tanto, con un bambino di otto anni, Marius, che ha perso entrambi i genitori in un incendio, tragedia che lo ha lasciato non solo orfano, ma ustionato in modo grave. Nonostante gli sguardi pressanti degli estranei, nonostante fosse oggetto quotidiano di bisbigli e battutine di pessimo gusto da parte dei suoi coetanei, Marius non si è lasciato contaminare dalla rabbia, ma si è fatto conoscere ad Erin per il bambino sorridente e coraggioso che è. Con gli anni la loro amicizia si è rafforzata, e la sua storia ha continuato a rappresentare una grande fonte di ispirazione, perché le ha insegnato che la forza, Marius, l’ha trovata attraverso l’unione con gli altri, grazie all’amicizia e alla vicinanza di altre persone, che non lo hanno abbandonato, nemmeno nei momenti in cui avrebbe voluto arrendersi.

Dalla storia di Ava ognuno di noi riesce ad assorbire la stessa forza, la stessa speranza, la stessa resilienza. Lo stesso messaggio di rinascita, di lotta, di amore.

Ero consapevole del fatto che avrei letto una storia che mi sarebbe rimasta addosso, che mi sarebbe entrata dentro e che avrebbe lasciato tanto su cui riflettere una volta terminata. E così è stato. Le tematiche trattate non sono semplici, e il rischio di scadere in una trama scontata era possibile. Eppure, anche grazie allo stile coinvolgente di Erin Stewart, che ha scelto di far parlare direttamente la protagonista in prima persona, ecco che il lettore è portato ad immedesimarsi, a rimanere incollato alle pagine, ammaliato dal racconto e spinto da una forza incontrollabile di proseguire, senza staccarsi dalla lettura. Le emozioni che il lettore prova sono autentiche, e sarà impossibile per lui restare distaccato, restare un passo indietro, potrà solo camminare accanto ad Ava, volerla sostenere, farle sentire la sua vicinanza, la sua comprensione, la sua presenza.

Il romanzo inizia ad un anno di distanza dall’incendio che ha provocato la morte dei genitori e della cugina di Ava, che è riuscita miracolosamente a sopravvivere, ma riportando gravissime conseguenze, con il 60% di ustioni su tutto il corpo. Coma, operazioni su operazioni, la scoperta della perdita dei suoi cari, lo specchio. Lo specchio che riflette l’immagine di una persona che non sarà mai più quella di prima.

L’Ava prima dell’incendio amava tante cose: la musica, il canto, il teatro, il palcoscenico, la compagnia, le foto sui social. La vita. L’Ava dopo l’incendio crede di non poter più essere e fare tante cose, tra cui vivere i suoi sedici anni come tutti gli altri, avere degli amici, essere amata, fare le cose che faceva prima, perché ora è solo la ragazza con le cicatrici. E tiene tutti a distanza. Per proteggersi.

Ero una normale quindicenne che nel week end andava alle partite di football e passava decisamente troppo tempo a fare le prove per il musical di primavera. Ero una figlia. Un’amica. Una ragazza mora. Una cantante. Ero un milione di cose. Adesso, sono una cosa sola… La Ragazza Bruciata.

Dopo un anno da quella notte che ha segnato la sua vita, è tempo di ritornare a scuola, riprendere la “normalità”, uscire dal proprio guscio ed esporsi al mondo fuori, affrontare le paure, gli occhi insistenti e i sussurri degli altri, le prese in giro, le discriminazioni.

E se non ci riesco? Se non sono abbastanza forte? Come sono arrivata qui, con questa faccia e i vostri occhi che mi passano al setaccio e le vostre mani che si sfregano sui pantaloni come se fossi contagiosa?

Difficile accettarsi. Difficile accettare di avere un aspetto tanto danneggiato, al quale nessuno riuscirà ad avvicinarsi senza uno sguardo di disprezzo o commiserazione. Quasi come come una forma di autodifesa, Ava si chiude al mondo, alla possibilità che qualcun altro possa vedere oltre il suo aspetto, fino a che incontra Piper, una ragazza che sprigiona allegria, vitalità e battute da tutti i pori. È su una sedia a rotelle a causa di un incidente d’auto e presenta diverse ustioni. Si conoscono al gruppo di sostegno della dottoressa Layne, ma scoprono di frequentare la stessa scuola.

Anche lei ha la sua storia da raccontare, i suoi demoni da sconfiggere e una lezione da far comprendere ad Ava; così come Asad, loro coetaneo, bullizzato e preso di mira dagli altri. La loro vicinanza le farà comprendere che non ci si salva da soli, che spesso è lei a tenere a distanza chi vorrebbe avvicinarsi, che il sostegno, l’amicizia possono fare la differenza nell’affrontare le proprie paure, che lei non è le sue cicatrici, lei è anche le sue cicatrici, ed è unica per com’è.

Sono le tue cicatrici a raccontare la tua storia. Sei più forte di qualunque cosa abbia tentato di ucciderti.

Arrivare a questa consapevolezza non è immediato. A lungo, i sensi di colpa, le insicurezze, la cattiveria esterna, il vedere solo le cicatrici, offuscano la vista al bene prezioso che ha proprio sotto il naso: la vita, i suoi amici, gli zii che si sono presi cura di lei, senza lasciarla un attimo.

Le persone ci cambiano. Come se fossimo palle da biliardo che si muovono su un tavolo. Alcune vanno a caso, mentre altre trovano un percorso in mezzo al caos e, quando ci colpiscono, modificano la nostra traiettoria.

Ed ecco che Ava cambia la traiettoria di Asad e di Piper, che a loro volta, la cambiano ad Ava.

Con i miei amici accanto mi sento più forte.

Tutto quello che troverà sul suo nuovo cammino, la aiuterà a crescere, ad accettarsi, ad aprirsi agli altri, rischiando anche inevitabili sorprese, delusioni. Ciò che vivrà le farà capire che non deve cercare una persona che non c’è più, che deve smetterla di guardare a terra, tenere gli occhi bassi, perché in questo modo non potrà vedere la bellezza che ha intorno,

Forse il punto non sono mai state le parole… Il punto è esserci – tendere la mano – anche se non c’è modo di sistemare le cose.


“Io sono Ava” è un romanzo che tutti dovrebbero leggere, ragazzi ed adulti.

In un mondo in cui l’aspetto esteriore è diventato tutto, capire che ciò che davvero conta è ciò che siamo, il nostro aspetto interiore, il trascorso segnato da lotta, fragilità, momenti difficili, momenti belli, perdite, ma anche ripartenze, è un tema primario per iniziare a dare sostanza a ciò che è sostanza. “Io sono Ava” ci ricorda che anche se durante il nostro cammino qualcosa ci segna, quella cicatrice non è la nostra etichetta, che può rappresentare un punto di forza e che sono le nostre capacità, la nostra personalità, l’unione e l’affetto delle persone che ci amano a renderci unici, a farci capire quanto siamo unici.

Ho apprezzato la scelta di realismo fatta dall’autrice nel parlare della sofferenza di Ava, di tutto quello che ha passato e il suo percorso di guarigione, i problemi legati all’adolescenza, per lei sicuramente amplificati, la trama, quindi, sostanzialmente. Inevitabilmente, l’ho amato per la forza che mi ha trasmesso, per tutte le emozioni che mi ha suscitato, per la commozione di alcuni momenti, e ho faticato davvero a separarmi da Ava, scoglio che ho superato realizzando che non stavo dicendole addio, ma solo arrivederci. Perché alcuni personaggi dei libri sono destinati a creare un legame con noi lettori, e a restare sempre nostri amici.


(ringrazio l’ufficio stampa Garzanti per la copia omaggio del libro)