RECENSIONE: “La notte non vuole venire”, di Alessio Arena (Fandango Libri)

Cari lettori e care lettrici de La Parola ai Libri,

sono felice di condividere con voi una recensione entusiasta di un romanzo che ha conquistato il mio cuore:
La notte non vuole venire di Alessio Arena, pubblicato da Fandango Libri.



SCHEDA TECNICA

Titolo La notte non vuole venire
Autore Alessio Arena
Casa Editrice Fandango Libri
Anno di pubblicazione 2018
ISBN: 9788860445681
Pagine 316
Prezzo €18,00


TRAMA

È l’8 giugno del 1953 e il transatlantico Homeland ha appena attraversato lo stretto di Gibilterra, raggiungendo il punto del Mediterraneo che corrisponde alle coordinate latitudine 37’ 21’ Nord. Longitudine 4’ 30’ Est, le stesse che saranno riportate sul certificato di morte della più celebre passeggera a bordo, Griselda Andreatini, per tutti coloro che ne hanno amata la voce oltreoceano semplicemente Donna Gilda, la Mignonette. Quasi settantenne, consumata dall’alcol e dalla gelosia, Donna Gilda compie il suo ultimo viaggio verso Napoli, città che ha cantato per mezzo secolo e che l’ha resa la “Regina degli emigranti”. A vegliarla nelle sue ultime ore Esterina Malacarne, per tutti semplicemente la guagliona, l’assistente dai capelli bianchi e il corpo di bambina che Gilda si è portata dall’Italia nel 1925, una ragazza dei quartieri popolari ma istruita e che può fare da interprete per via di un padre in America. Mentre Gilda dorme nel suo ultimo letto, la guagliona riannoda i fili del passato vissuto insieme, l’arrivo a Ellis Island, la vita di lussi a New York, l’incontro con Federico García Lorca, il suo rocambolesco tentato suicidio e il carteggio tra il poeta e la cantante, ma soprattutto l’amore e il tradimento di Esterina con Frank Acierno, il giovane marito di Gilda, che la seduce, la ama in modo brutale, che la mette incinta del suo unico figlio. Sullo sfondo della luccicante New York dei roaring twenties Alessio Arena canta con struggente nostalgia il proibizionismo, i gangster, la fama di Gilda e il suo palcoscenico, le passioni e la delusioni della più grande cantante italiana d’America.


RECENSIONE

Io credo che l’amore, in generale, dovrebbe essere considerato un’infermità. Una malattia venerea. Siamo tutti malati di qualcuno.

La notte non vuole venire è stata una lettura sorprendente, emozionante, coinvolgente. Ho compreso che mi sarebbe piaciuta fin dalla trama e scorrendo la storia ne ho avuto la conferma. Per quali ragioni? Innanzitutto occorre dire che molti dei personaggi menzionati sono realmente esistiti e questo, per quanto mi concerne, conferisce alla narrazione un fascino e una attrattiva molto forti. Gilda Andreatini, meglio conosciuta come Gilda la Mignonette, nacque a Napoli il 1 aprile dell 1886. Fu la stella del canto napoletano, tra le prime a conquistare il successo, la notorietà, la fama, a livello internazionale, soprattutto in America, nella New York dove si trasferì nel 1924 e, difatti, fu incoronata come la Regina di New York, la Regina degli emigranti dalle colonie italo-americane. La sciantosa Mignonette morì su un transatlantico che viaggiava nel Mediterraneo l’8 giugno del 1953, il transatlantico Homeland che aveva appena attraversato lo stretto di Gibilterra. Donna Gilda aveva espresso il desiderio di morire nella sua Napoli, ma non vi riuscì.

Dove risiede l’originalità e la riuscita del romanzo?
Secondo me nella scelta e nell’intenzione di celebrare sì una grande artista, ma soprattutto nel dare rilievo ai sentimenti, spesso deleteri e dannosi, che rendono i vari personaggi “umani”, li fanno percepire come vicini a noi perché lontani anni luce dalla perfezione, perché deboli, fragili, vittime dei loro stessi vizi. Non solo virtù, quindi, non solo lodi e luci da palcoscenico, ma passioni, gelosie, invidie, intrighi, colpi di scena e apparizioni poetiche oltre che d’effetto, come quella, estremamente suggestiva, di Federico Garcia Lorca. Il tutto offerto da una scrittura perfettamente credibile, un linguaggio finemente incatenato e radicato all’origine dei personaggi, quindi la frequenza del napoletano nella narrazione oppure molte espressioni “americanizzate” all’italiana. Un aspetto che, senza dubbio, restituisce altrettanta credibilità alla trama stessa.

A narrarci la storia è Esterina Malacarne, detta la guagliona, nata e cresciuta, proprio come Gilda, nel quartiere la Duchesca di Napoli e che la cantante sceglie come assistente da avere accanto a sé, fiduciosa che il suo aspetto poco avvenente (tanto minuta e con i capelli bianchi) non susciti interesse alcuno, soprattutto da parte del suo amatissimo marito, Frank Acierno. Una brava interprete alla ricerca di una buona occasione, desiderosa di fare qualcosa di diverso nella sua vita, lontana da Napoli, lei che nel quartiere era “la diversa”:

Ce l’avrebbe messa tutta, perché nella vita, fino ad allora, si era soltanto scansata, come aveva potuto, dalla sporcizia del vicolo, si era ritagliata il suo invisibile spazio nei muri fintamente risanati della Duchesca, dove era divenuta a saputella, la più istruita e la più infelice delle scugnizze del quartiere.

Ecco che l’incontro con la Mignonette è proprio quella occasione che può cambiarle la vita,  così, in effetti sarà.
Sul transatlantico Homeland, Gilda Andreatini si appresta all’ultima traversata della sua vita. E’ una donna consumata dall’alcol, dalla instabilità psichica e fisica, logorata da gelosie e sentimenti malsani, che l’hanno letteralmente consumata. Sta per lasciare per sempre il mondo, ma prima, ecco che la voce di Esterina, nascosta da tutti, ci racconta la loro storia, dal momento in cui partirono insieme da Napoli per l’America, fino a quel preciso istante. Intuiamo quasi da subito che deve essere sucesso qualcosa che ha condotto le due ad un irreparabile punto di rottura, ma cosa? Cosa ha indotto Esterina a ricomparire proprio nel momento in cui donna Gilda sta per morire?

Io non avrei immaginato che avrei avuto voglia di ricordarti la tua storia e di farti vedere le cose di cui non ti sei mai accorta. Era troppo facile lasciarti andare così. Nessuno merita di partire da questo mondo così leggero di ricordi. Nemmeno tu. A pensarci bene, forse io sono qui con te per dirti quanto eri felice quando io morivo della tua felicità. E se ti sto vicina mentre tutti dormono, è per capire che la fine di questo meraviglioso viaggio che è stata la tua vita, estenuante e meraviglioso, sarà l’inizio della mia. Di un’altra vita vissuta senza il peso della tua ombra.

Da qui, inizia anche il nostro viaggio nel loro passato, dall’arrivo a Ellis Island, un lazzaretto, anche se da fuori sembrava un castello improvvisato sopra quel pezzo di terra galleggiante, i controlli medici e i permessi; Little Italy, i teatri e i palcoscenici che osannavano Gilda, l’incontro con Federico Garcia Lorca, la corrispondenza con il poeta, la malavita italo-americana (la Mob), i suoi ricatti, gli anni del proibizionismo, gli anni in cui Mussolini in Italia era al potere e che riescono a vedere durante un breve ritorno a Napoli, il rapporto tra Gilda e suo marito, tra Gilda e suoi amici, tra Gilda e i suoi nemici, tra Gilda e se stessa. Tra Gilda e la guagliona, tra Gilda e il suo pubblico che seguiva con commozione le sue esibizioni, sognando il paese natio, i luoghi che erano stati costretti a lasciare per cercare fortuna lontano.

La guagliona li vide piangere quella sera quando la Mignonette cantò la nuova canzone per la prima volta. Quelli della prima fila, sia uomini che donne, e poi il pubblico della seconda e della terza che i suoi occhi riuscivano a vedere dal buio dell’ingresso del camerino. Gilda, in quella canzone [‘A cartulina ‘e Napule], faceva suonare il dolore del ricordo, dell’immobilità in cui molti del suo pubblico si ritrovano, il dolore della mancanza e della spartenza, quella parola maledetta con la quale erano stati battezzati emigranti: divisi, amputati, spartuti da quella radice che adesso fioriva nella voce della loro regina cantante.


 


Alessio Arena ha scritto un romanzo coinvolgente, carico di azione, realismo e sentimenti, positivi e negativi. Non solo gloria, quindi, ma anche fragilità e lati oscuri, quelli che solitamente, nessuno “canta”.

Assolutamente consigliato, quindi.


Forse è in questo che sono un po’ artista anch’io: ho il fiuto per le cose che stanno per accadere, o meglio per quelle che si avvicinano alla fine.


E sempre a proposito di musica, ho scoperto in Alessio Arena non solo un bravo scrittore, ma anche uno straordinario artista, vi consiglio di ascoltarlo oltre che di leggerlo!