RECENSIONE: “Non è mai troppo tardi”, di Stefania Russo

Titolo: Non è mai troppo tardi; Autrice: Stefania Russo; Casa editrice: Sperling&Kupfer; ISBN: 9788820069209; Formato: Rilegato; pp. 228; € 15,90; Data di pubblicazione 14 luglio 2020.


TRAMA
Mi chiamo Annarita, ho ottantaquattro anni e vivo nel Mostro di cemento, un anonimo complesso residenziale nella periferia di Milano, su una stramaledetta sedia a rotelle. Non si può certo dire che io sia autosufficiente, ma per fortuna posso contare sull’aiuto di Olga, una donnona rumena premurosa e gentile. Ho anche una figlia, Katia, che vive proprio nella palazzina qui accanto, ma non ha più tempo ormai da dedicare alla sua vecchia. C’è una cosa, però, per cui le sarò per sempre grata: sua figlia Stella, la mia affettuosa nipotina sedicenne, la mia felicità quotidiana. Trascorro le mie giornate tra un caffè con i vicini e i romanzi che Olga mi legge, trascinandomi, di tanto in tanto, nel cortile del Mostro, dove ho conosciuto questo strambo vicinato con cui mi sono trovata a vivere: le vecchiette con cui vado a messa, Alessio – il fidanzatino di Stella – e gli altri ragazzotti con i pantaloni strappati, il giovane e instancabile Totò e don Antonio, su cui tutti possiamo sempre contare. Non ho mai visto il Mostro così animato come nelle ultime settimane, tanti vicini disposti a donare il loro tempo e altrettanti a pagare per imparare a impastare il pane o a usare il computer. Si chiama Banca del Tempo. L’idea è venuta a Stella: chi vuole può rendersi disponibile offrendo dei corsi, e il denaro raccolto dai partecipanti servirà ad aiutare la sorella di Olga, gravemente malata. Speriamo solo che non sia troppo tardi…

RECENSIONE

Non è mai troppo tardi per mostrare la parte migliore di noi e dare l’esempio. Non è mai troppo tardi per fare del bene al prossimo. Non è mai troppo tardi per ricucire dei rapporti o risanare un legame compromesso. Non è mai troppo tardi per ricominciare da capo. Non è mai troppo tardi per chiedere scusa, per chiedere aiuto, per donare il nostro tempo e impegnarci per una giusta causa, per scoprire che l’umanitá è ancora capace di piccoli prodigi.

“Ho ottantaquattro anni, vivo su una stramaledetta sedia a rotelle, eppure riesco a trasformarmi in una cavolo di supereroina, quando si tratta di aiutare le persone che amo.”

Annarita, la nostra protagonista ottantaquattrenne, si trasferisce a Milano subito dopo il matrimonio con Egidio, lasciando il suo piccolo paese di provincia dove ha vissuto per vent’anni. Grazie ad un canone di affitto agevolato si convince a prendere un bilocale di 50mq presso il Mostro, così lo chiama, un complesso residenziale in periferia, realizzato da una cooperativa dedita alla riqualificazione urbanistica. Lo chiama il Mostro di cemento perché

Le palazzine sono tutte ammassate, senza alcuno spazio fra l’una e l’altra, e, quando il sole è alle loro spalle, nel piazzale antistante si proietta una chiazza scura e fittissima, come se un gigante con manone enormi si divertisse a riprodurre il gioco delle ombre cinesi sull’asfalto.

Oggi è vedova, vive da sola e non è autosufficiente, è su una sedia a rotelle e ha esigue risorse economiche per tirare avanti. Ha una figlia, Katia, adolescente problematica prima, mamma single di Stella poi, vive nello stesso stabile, ma è spesso sfuggente, assente, non si prende cura di lei, al contrario di Stella, l’affettuosa nipote sedicenne. Di rado, Annarita si concede un’uscita, esce per necessità il più delle volte, lasciando la sua postazione in balcone da dove può tenere tutto sotto controllo. A prestarle  assistenza volontaria è Olga, una donnona dell’est, sempre attenta, puntuale, generosa e premurosa, fino a quando Annarita nota che qualcosa non va.

L’affetto e la preoccupazione la spingono ad indagare e scopre che Ada, la sorella di Olga, è molto malata e che potrebbe salvarsi se venisse trasferita in Italia dove si sta portando avanti una cura sperimentale. Ma farlo richiede una ingente somma di denaro, denaro che la badante non ha, nonostante l’impegno nello svolgere tre lavori pur di racimolare la somma.

Annarita decide che deve darsi da fare, aiutarla, ricompensarla per tutto ciò che Olga ha sempre fatto per lei, ma non sa come. La soluzione la trova Stella, proponendo la Banca del Tempo, un progetto che prevede collaborazione e scambio: da una parte, qualcuno si presta a fornire lezioni inerenti ad un ambito conosciuto, dall’altra chi si iscrive offre un compenso. Annarita dà lezioni di floricoltura, l’amica Ornella si dedica alla moda, Stella alla danza. Ognuno, a seconda delle proprie capacità, si mobilita come può per aiutare nella raccolta fondi per Olga.

Volevamo che il Mostro diventasse un luogo dove aiutarsi e aiutare. C’era una persona da salvare, nessuno poteva tirarsi indietro.

Un intero quartiere si mobilita e attiva una catena commovente di solidarietà, dove non è più l’io ad essere al centro, ma il noi.


Non è mai troppo tardi è un romanzo d’esordio che lascia il segno: sulle labbra, perché regala sorrisi e risate; sul cuore, perché infonde speranza e fiducia; nell’anima, perché è una storia che non rimane in superficie, ma che ti attraversa, si fa sentire, ti fa sentire. La voce di Annarita è la nostra guida, mi sembra ancora di udirla, tanto ironica quanto autoironica, ma capace anche di forti slanci, riflessioni intime e toccanti.

La penna di Stefania Russo è stata una piacevole scoperta, scorrevole e sicura, capace di toccare le corde giuste, quelle che forse, oggi, si tende a sminuire troppo, ad ignorare impunemente, perché riguardano storie di vita quotidiana, perché svelano il vero dramma della nostra società: uno spropositato individualismo ed una esecrabile indifferenza verso chi ha bisogno, per gli indifesi, per chi è solo e vulnerabile. Lo stile dell’autrice permette di calarsi pienamente nelle vicende e nella sfera intima dei personaggi, di leggere il libro con rapidità e porta il lettore a riflettere su diverse tematiche, quali la solitudine e le difficoltà pratiche ed economiche degli anziani, la diffidenza e il pregiudizio che non permettono di offrire un’occasione.

Una lettura che ricorda quanto l’amicizia sia preziosa, di quanto sia importante ascoltare, che la solidarietà, la collaborazione e l’unione tra le persone fanno la differenza, che l’altruismo e la generosità regalano benessere prima che agli altri, a noi stessi.

È bizzarro: a volte hai la sensazione di avere l’ennesima giornata storta della tua vita, poi un paio di amici ti portano due fette di torta e un bricco di caffè e allora il mondo ti sembra subito migliore.

Non è mai troppo tardi per… iniziare a costruire il mondo per come vorremmo che fosse, per tendere la mano agli altri e aiutare. 


(Ringrazio tanto Stefania per la box del suo profumatissimo romanzo)