RECENSIONE: “Il gioco della vita”, di Mazo de la Roche (Fazi Editore)

Autrice: Mazo de la Roche; Titolo: Il gioco della vita; Casa editrice: Fazi Editore; Collana Le strade; Traduzione: Sabina Terziani; Codice isbn: 9788893257336; Prezzo €18,00; Pagine 480; Data di pubblicazione: 28/05/2020


TRAMA

È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto: quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità? Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio: finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte. Il gioco della vita è il secondo capitolo della saga di Jalna: una saga familiare amatissima che, a partire dagli anni Venti, conquistò generazioni di lettori, con undici milioni di copie vendute e centinaia di edizioni in tutto il mondo, seconda solo a Via col vento fra i bestseller all’epoca della prima uscita.

RECENSIONE

I Whiteoak come alberi troppo vicini piantavano radici profonde per accaparrarsi l’acqua e spingevano in alto i rami per prendere la luce, e lottavano tra loro, in guerra con gli elementi. Non vedevano nulla di particolare nella loro famiglia: erano i Whiteoak di Jalna. Non c’era altro da dire.

Una volta che un lettore incontra la famiglia Whiteoak di Jalna, non può più fare a meno di sentirsene ammaliato e attratto, a momenti anche intimorito per il loro potere di fascinazione e di inclusione nella vita quasi mai pacifica condotta tra le mura di Jalna.

In trepidante attesa di questo secondo volume della saga, dopo aver tanto apprezzato il primo (recensione  Qui), non nascondo il fatto che temevo potesse non coinvolgermi allo stesso modo, nonostante non riuscissi a placare la curiosità di scoprire cosa avesse in serbo “Il gioco della vita”, dopo che Mazo de la Roche ci aveva lasciati con più stravolgimenti alla fine dello scorso romanzo. Ebbene, non solo non ha deluso le alte aspettative che nutrivo, le ha addirittura superate.

Dagli eventi narrati nel precedente volume è trascorso un anno. Tante cose sono cambiate. Eden è sparito, nessuno sa che fine abbia fatto, dove sia andato né come stia vivendo. Sua moglie Alayne è tornata a New York, ha ripreso il suo lavoro di lettrice presso la casa editrice Cory and Parsons e scrive recensioni. È decisa a buttarsi a capofitto nel lavoro per dimenticare la passione travolgente e l’amore profondo provati per… un Whiteoak di Jalna, ma si vedrà costretta a ritornare in Canada, perché? Piers è diventato papà, ma continua a sentirsi tormentato al pensiero di Eden, Meg ha la sua nuova vita familiare poco lontano, Renny mantiene la solita apparenza di sicurezza, è dedito al lavoro e a seguire i membri della famiglia, ma non può fare a meno di rivolgere segreti sospiri d’amore verso la sola donna che non non è riuscito a dimenticare. E poi troviamo un focus molto importante sull’incompreso e fragile Finch che, non potendo più vivere la sua passione per la musica, si dedicherà alla recitazione, coltiverà nuovi rapporti di amicizia, riprenderà quelli dell’infanzia, lotterà per affermare se stesso, trovare un suo posto, un posto riconosciuto, all’interno del clan Whiteoak.

Siamo intorno al 1927, la matriarca centenaria Adeline riesce a tenere ancora tutti in pugno, a tessere sottotrame da vera capofamiglia, nonostante non goda più di tanta salute, infatti non si alza quasi mai dal letto, Quanti brividi, dolori, estasi, perversità e sogni aveva conosciuto quel letto! (…)

Come un vetusto vascello devastato dalla tempesta e non più idoneo alla navigazione, Mrs Whiteoak riusciva in rare occasioni a riprendere il mare e ad affrontare le onde con fermezza.

Nella suggestiva dimora, tutti sono in “cospirazione”, si chiedono a chi Adeline lascerà il cospicuo patrimonio. L’anziana capostipite, infatti, decisa a sondare il terreno per capire chi davvero tenesse a lei più che alla sua eredità, finge un grave malore,

Non riuscendo a dormire le era venuta la curiosità di sapere quanto ci sarebbe dispiaciuto se avessimo pensato che stava morendo.

Ma non si ferma qui, rincara la dose e stabilisce in maniera definitiva che l’agognata eredità andrà ad una sola persona della famiglia, agitando ancora di più le acque in casa.

Non fa che chiedere di parlare con il notaio. L’ha già chiamato diverse volte, e lui non ne può più. In casa, poi, c’è una tensione fortissima. Il testamento non mi impensierisce, ma gli zii sono preoccupati. Ed è impossibile non arrovellarsi sulla questione, perché… credo tu sia al corrente di cosa ha intenzione di fare: vuole lasciare l’intero patrimonio a uno solo di noi. Adesso tutti si staranno chiedendo quanto si sono fatti vedere addolorati quella notte e vorrebbero che succedesse di nuovo così stavolta sarebbero più preparati.

Paura, tensione, gelosia, sospetti. Seguiremo tutte le emozioni dei membri Whiteoak attorno alla trama imbastita da questa donna così forte, coraggiosa, pungente ma anche tenera alle volte, una donna senza tempo, dal sorriso sprezzante, che aveva vissuto in due luoghi, oltre al Canada, che l’avevano segnata: Irlanda e India, paesi e cui iniziali coincidono con quella del pronome di prima persona singolare, “Io”, una donna che aveva dominato il paesaggio in modo altrettanto forte. 

Saremo tutti con il fiato sospeso aspettando di scoprire il designato, ma le vicende non termineranno con questa rivelazione, andranno avanti, continuando a mescolare le carte, a farci appassionare e a lasciarci, ancora una volta, con diversi punti interrogativi…


Ne Il gioco della vita ritroviamo in primo piano tutti quegli elementi che ci hanno conquistati in Jalna, le suggestioni intense dell’ambiente, di un luogo in cui ogni cosa sembra parlare, I mobili massicci avevano qualcosa da dirle; le spesse pareti che racchiudevano quell’atmosfera soggiogante erano pregne di un senso di cui le pareti di altre case erano prive. Ritroviamo una famiglia che non accetta che un membro della stessa possa staccarsi e allontanarsi, pronta ad innalzare un muro tra lei e il resto del mondo e sempre celere nel correre a riacciuffare chi scappa.

Ci sono intrighi, litigi, tormenti, passioni, sentimenti travolgenti, una particolare attenzione ai personaggi, al loro intimo, un approfondimento psicologico tanto sottile quanto necessario, e tutta la capacità di Mazo de la Roche di tenerci incollati alle vicende, di farci sentire parte di tutto. Parte di Jalna.

Quando la calma e la disciplina  della notte ebbero placato la turbolenta Jalna, l’antica dimora sembrò rannicchiarsi al riparo del tetto come un vecchio sotto le coperte. La casa parve raggomitolarsi, chiudendosi in se stessa. Annodò i nastri del berretto da notte sotto il mento – il porticato sporgente – borbottando qualcosa come «e ora spazio ai sogni». L’oscurità la avvolse come una trapunta, e lei si lasciò andare con tutto il proprio peso contro la terra. E, mentre un nuovo sogno si aggiungeva alla sia già ricca scorta, i pensieri e i movimenti dei suoi abitanti vagavano come ombre da una stanza all’altra.

Appassionarsi ad una saga familiare così ben scritta risulta naturale, non possiamo opporvi resistenza, nonostante le contraddizioni e le implicazioni emotive che si concentrano intorno alle stanze della tenuta immersa in quel verde vivido e forte dell’Ontario.

La penna di Mazo de la Roche scivola leggera, sicura, si fa largo nell’impetuoso tumulto delle passioni, tra emozioni intense e relazioni coinvolgenti, lasciando il lettore a fare i conti con la curiosità di scoprire sempre di più, ancora di più, mai sazio dei capitoli e della storia.


Lascio nuovamente Jalna provando fin da subito una fortissima nostalgia e con il desiderio di ritornarvi al più presto!


(ringrazio l’ufficio stampa per la copia del romanzo)